[GRAM.] Sillabari Hiragana e Katakana

Lingua giapponese

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    LINGUA GIAPPONESE E SISTEMI DI SCRITTURA

    In Giappone vengono utilizzati tre diversi tipi di scrittura: lo hiragana (平仮名), il katakana (片仮名) e i kanji (漢字). I primi due costituiscono la scrittura autoctona fonetica, detta kana, il terzo è rappresentato dai caratteri ideografici di origine cinese, generalmente non dissimili da quelli utilizzati sul continente.

    Lo hiragana è facilmente distinguibile dal katakana per la sua forma corsiva, con tratti arrotondati, ben diversi dalle forme rigide dell'altro sillabario: scritti con i rispettivi sistemi, avremo hiragana ひらがな e katakana カタカナ. "Hiragana" significa "carattere prestato di uso comune", con riferimento all'origine dagli ideogrammi e alla sua forma corsiva.

    SILLABARIO HIRAGANA

    Nello hiragana, come nel katakana, ogni carattere non corrisponde esattamente ad un fonema vocalico o consonantico, come avviene in molte lingue occidentali scritte con alfabeti, ma a un'intera sillaba. Vi sono sillabe formate da una sola vocale, o da consonante e vocale; si dividono tradizionalmente in sillabe pure, impure, semipure, contratte.

    Le sillabe pure seion sono formate da una sola vocale, da una consonante che precede una vocale, e dalla n sillabica. Facendo seguire dal segno diacritico dakuten ゛(anche detto nigori "impurità") quelle sillabe pure la cui consonante è sorda, si ottengono le corrispondenti sillabe impure dakuon nelle quali la consonante iniziale è sonora: per esempio, か ka diventa が ga, し shi diventa じ ji, へ he diventa べ be. Facendo seguire le sillabe che cominciano per h, inclusa fu, dal segno diacritico handakuten ゜(anche detto maru "cerchio"), si ottengono le sillabe semipure handakuon che hanno come consonante iniziale p: quindi へ he diventa ぺ pe.

    La combinazione fra due caratteri permette molte volte di rappresentare una terza sillaba: si tratta delle sillabe contratte yōon, nelle quali una delle sillabe ya, yu, yo (ゃ, ゅ, ょ) è scritta in piccolo dopo una sillaba che ha come vocale i. La consonante della sillaba risultante sarà palatalizzata: avremo, ad esempio, にゃ nya, りゅ ryu, じょ jo.

    Il sillabario hiragana, al pari del katakana, è propriamente composto dai 46 caratteri che rappresentano le sillabe pure, e spesso è detto – arrotondando il numero – gojūon "i cinquanta suoni"; ma a questi si aggiungono le 20 sillabe impure, le 5 sillabe semipure e le 33 sillabe contratte: in tutto 104 sillabe.

    Lo hiragana viene utilizzato per parole per le quali non vi sono kanji, cioè particelle come kara から "da", suffissi come san さん "signore, signora". L'hiragana è anche usato per parole per le quali la forma ideografica kanji non è conosciuta da chi scrive, o si presume che non sia conosciuta da chi legge, o è troppo formale per il contesto in cui si scrive. Le inflessioni dei verbi e degli aggettivi si scrivono in hiragana: ad esempio, in 食べました tabemashita ("mangiare" al passato affermativo in forma gentile), dove tabe- è la radice verbale e -mashita è il verbo ausiliare, -bemashita è scritto in hiragana, mentre solo la sillaba iniziale ta- della base verbale è rappresentata con un kanji. Quest'uso è detto okurigana.

    Si chiama furigana un altro frequente uso dello hiragana, quello che ha il fine di rappresentare la pronuncia del kanji quando questo è poco noto, o in ambito didattico: in questi casi il carattere fonetico è scritto in piccolo sopra a quello ideografico (o accanto, se la scrittura è verticale).

    Sillabario Hiragana e i Kanji dai quali deriva

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    Sillabario Hiragana

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    SILLABARIO KATAKANA

    Il sillabario katakana, al pari dello hiragana, è propriamente composto dai 46 caratteri che rappresentano le sillabe pure, e spesso è detto – arrotondando il numero – gojūon "i cinquanta suoni"; ma a questi si aggiungono le 20 sillabe impure, le 5 sillabe semipure e le 36 sillabe contratte: in tutto 107 sillabe. Ma esistono nel katakana anche molte altre sillabe di più recente introduzione, formate in maniera simile a quelle contratte e utilizzate per la trascrizione di parole straniere.

    Nell'uso corrente, il sillabario katakana è soprattutto impiegato nella trascrizione di parole straniere, sia di parole prese in prestito da altre lingue – in massima parte dall'inglese – e usate oggi in giapponese (dette garaigo), sia di nomi propri intraducibili. In entrambi i casi è inevitabile un'approssimazione dei suoni, con un adattamento della parola al sistema fonetico del giapponese: "computer" diviene コンピュータ (konpyūta), "television" diviene, con abbreviazione, テレビ (terebi), "business" diviene ビジネス (bijinesu); "William Shakespeare" è reso ウィリアム・シェイクスピア (Wiriamu Sheikusupia), "Guglielmo Marconi" è reso グリエルモ・マルコーニ (Gurierumo Marukōni).

    Il katakana è anche usato per la rappresentazione di parole onomatopeiche, come ワンワン wanwan ("bau bau", l'abbaiare del cane); l'uso enfatico di un termine nella frase può essere espresso con la scrittura in katakana, così come avviene nelle indicazioni stradali, o nella pubblicità. In ambito scientifico è comune scrivere in katakana i nomi specialistici di piante, animali e minerali.

    Sillabario Katakana e i Kanji dai quali deriva

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    Sillabario Katakana

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